MA QUALE DECRETO ANTI-RAVE PARTY?

IL GOVERNO MELONI PUNTA A REPRIMERE IL DIRITTO DI MOBILITAZIONE E L’OPPOSIZIONE SOCIALE

Il Governo Meloni ha scelto la procedura d’urgenza per i suoi primi atti e ha prontamente emanato un decreto legge per spezzare le reni ai frequentatori e agli organizzatori dei rave party! Ma come, si chiederanno in molti, invece di affrontare i problemi reali che assillano milioni di persone (carobollette, salari da fame, precarietà, inflazione alle stelle e senza alcun meccanismo di recupero degli stipendi, scuole e università che cadono a pezzi, sanità e servizi pubblici sempre meno soddisfacenti) si agisce per impedire i raduni di stravaganti appassionati di musica?

La risposta si ottiene leggendo bene il testo del Decreto n. 162 del 31.10.2022 dal quale si evince chiaramente che esso permette di colpire ogni iniziativa di mobilitazione nel corso della quale i lavoratori licenziati occupino una fabbrica dismessa, oppure gli studenti una scuola o, addirittura, sia occupata un’area abitativa da parte di persone a cui è negato il diritto alla casa.

A poco serve che il ministro Piantedosi tenti di placare le critiche. La norma è chiara:

• introduce nel codice penale il reato di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica” quando tale iniziativa sia attuata da più di 50 persone;

• punisce il reato con pene severissime: fino a 6 anni di reclusione e fino a 10.000 euro di multa, ben oltre quanto previsto fino ad oggi per reati analoghi;

• come se non bastasse permette l’uso preventivo di intercettazioni: una misura gravissima e finora mai utilizzata nei confronti di chi organizza mobilitazioni in difesa dei diritti collettivi.

Questa apparente follia nasconde una logica chiara e una pratica di governo consolidata: si parte da un evento che è possibile gestire senza incidenti (il rave di Modena) e lo si fa diventare una specie di pericolosa emergenza con l’obiettivo di varare norme liberticide da usare per contenere le proteste legittime, in atto e in preparazione, contro l’insostenibile situazione economica e sociale che le forze politiche di questo governo hanno contribuito a creare.

La CUB non si farà intimidire da queste manovre repressive. Ci impegniamo anzi a proseguire con la massima determinazione la nostra battaglia contro la guerra, le spese militari e per una società più giusta. Chiamiamo fin da ora alla mobilitazione contro i licenziamenti, la precarietà del lavoro, la crescita continua del lavoro povero, l’attacco alle libertà e ai diritti. Invitiamo tutto il sindacalismo di base, i movimenti di opposizione sociale, tutte le lavoratrici ed i lavoratori a chiedere l’abolizione di questa norma scellerata a partire dallo SCIOPERO GENERALE del 2 dicembre e a praticare, nelle lotte quotidiane, tutte le forme di azione necessarie a renderla inefficace.

2 novembre 2022

CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE